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Nonostante ci siano ormai pochi dubbi sul fatto che gli sconvolgimenti climatici che il pianeta sta osservando negli ultimi anni siano dovuti all’azione diretta dell’uomo, ben pochi sanno che una buona fetta di questo inquinamento è generato da attività legate alla produzione, lavorazione e trasporto degli alimenti. Secondo varie ricerche infatti si è riscontrato che il 30% dei gas serra e degli altri inquinanti immessi in atmosfera derivano da tutto ciò che noi definiamo cibo .
Proprio per meglio identificare il contributo in termini di impatto ambientale che ogni prodotto ha, sono stati
sviluppati negli anni scorsi i cosiddetti “ecobilanci”.
Grazie a questi strumenti è possibile andare a creare una sorta di regola che si può seguire per cercare di scegliere
e selezionare quei prodotti che contribuiscono il meno possibile a quello che secondo molti scienziati è IL problema
numero 1 che l’umanità si troverà (e si trova) ad affrontare nel prossimo futuro:
Il surriscaldamento globale.
Si può avere un impatto limitato seguendo queste semplici regole di comportamento relative agli acquisti:
- rinunciare ai prodotti freschi provenienti da oltremare (o dall’Europa) per i quali non sia possibile escludere
che siano stati importati per via aerea; acquistare quindi prodotti italiani, meglio se regionali.
- acquistare verdura di stagione e rinunciare alle verdure coltivate in serre riscaldate
- ridurre i rifiuti alimentari
- acquistare prodotti freschi anziché prodotti surgelati.
Come si può vedere in questa immagine d’esempio realizzata da uno studio svizzero, lo stesso prodotto “fagiolini”
può avere impatti decisamente diversi sia i base a dove e quando è stato prodotto sia a seconda del metodo di
conservazione utilizzato.
Seguire queste poche e semplici regole durante i propri acquisti personali è abbastanza facile ed intuitivo,
ma quando invece gli acquisti non li fate voi direttamente ma vengono fatti da qualcun altro? Per esempio dal
ristoratore dove vi fermate a mangiare con gli amici o dal negoziante sotto casa?
Ovviamente in questi casi il vostro livello di comprensione di quello che è effettivamente il vostro livello
di impatto ambientale in termini di scelta alimentare è pressochè nullo.
Ultimamente però molti ristoratori/chef e negozianti hanno imparato a comprendere quanto importante sia la loro
attività a livello globale e quanto valore aggiunto per il cliente si apporta se si rende più chiara e trasparente
anche la propria catena di fornitura.
Purtroppo però questa trasparenza non è così immediata quando le proprie forniture vengono reperite tramite la
grande distribuzione o i distributori alimentari, essi molto spesso acquistano i propri prodotti da diverse origini
(più o meno impattanti a livello ambientale) e ciò determina la sostanziale impossibilità di tracciare la fonte
di ciò che entra nei propri frigoriferi o scaffali.
L’unico modo per essere certi al 100% di quanto impattante è ciò che si acquista è rifornirsi direttamente da
chi quel prodotto l’ha coltivato o allevato.
Acquistare da chi produce il cibo che trasformiamo nelle vostre magnifiche ricette o che rivendete non solo quindi
permette di avere un impatto positivo sull’economia locale e sul territorio in cui vi trovate ma addirittura
può ridurre sensibilmente l’impronta che l’uomo sta imprimendo sul nostro magnifico pianeta Terra.
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